Conoscete l’app Be My Eyes?
I nuovi media. Chi li ama, chi li odia, in fondo però la maggioranza non ne può fare a meno. Siamo abituati ad esprimere una quantità di giudizi incalcolabile ogni giorno, su qualsiasi argomento, sulle persone, la politica, il tempo.
Ma è raro che ai giudizi si associ un’analisi profonda o anche solo il tentativo di ricercare una spiegazione che tenga conto delle vera complessità delle cose.
E così vale anche per i pareri più disparati sulle nuove reti virtuali, che ormai caratterizzano le nostre vite, che ci piaccia o no.
Personalmente reputo che qualsiasi cosa non sia giusta, sbagliata, utile, inutile, di per sé. Ma assuma un significato solo all’interno di uno specifico contesto. I nuovi media non fanno eccezione e se si guarda bene si possono scovare potenzialità inestimabili.
È il caso delle possibilità che questi strumenti possono fornire alle persone disabili. Ovvio, un vero contatto, un abbraccio caldo, sono modalità di sostegno insostituibili, ma qui non stiamo parlando di sostituire niente.. Stiamo parlando di fornire uno strumento in più.
La mia riflessione proviene dalla lettura del progetto del danese Thelle Kristiansen finalizzato alla costruzione di una rete di persone, tramite una app, che permetta ai non vedenti “di vedere”. Si tratta di “Be My Eyes”, ovvero “sii i miei occhi”, la app che aiuta le persone cieche a vivere meglio la loro quotidianità. Questo è possibile attraverso una rete di utenti che si mettono a disposizione, tramite la videocamera dello smartphone, per prestare i propri occhi. Rispondendo a una specifica richiesta, in pochi attimi si può essere facilmente d’aiuto a leggere la scadenza di un farmaco, scegliere il campanello giusto sul citofono, trovare un oggetto che è caduto sul pavimento.
Trovo questa idea straordinaria, chiunque con un piccolissimo sforzo può fare in modo di migliorare la qualità della vita di qualcuno più in difficoltà.
Il funzionamento della app è semplice e veloce, è sufficiente la registrazione e una volta che si ha bisogno si attiva la connessione audio-video con il primo volontario disponibile.
“Be my eyes” è per adesso disponibile solo su iPhone (gli sviluppatori stanno attualmente creando una versione Android), è stata tradotta in 10 lingue tra cui l’italiano e sta ottenendo moltissimo successo: dopo solo 24 ore dal lancio contava già 12300 volontari iscritti e più di mille utenti non vedenti registrati.
Ecco un caso esemplare che dovrebbe far riflettere sulle potenzialità meno evidenti dei nuovi strumenti media.