Sappiamo bene che la community aziendale esterna è un obiettivo da perseguire per coinvolgere i clienti o fan all’interno della storia del brand. Le persone vogliono sentirsi partecipi, vogliono poter scegliere, esprimere un’idea, un pensiero, vogliono quindi partecipare attivamente. Ma perché non dirottare queste dinamiche anche all’interno del brand, nella sua struttura, nel suo organigramma attraverso una community aziendale interna?
Questo sarà il giusto strumento per coinvolgere, su diversi livelli, i dipendenti dell’azienda. Infatti, se è vero che la forza di un’azienda è data dal valore delle sue risorse, allora perché non sfruttare questa forza rendendola partecipe nello sviluppo del brand? Creare, organizzare e sviluppare una community aziendale interna può rappresentare un obiettivo fondamentale per le aziende che considerano i propri dipendenti risorse indispensabili in grado di portare valore nel progetto.
Cosa dobbiamo fare per sviluppare una community aziendale interna? Bisogna seguire alcuni step che definiscono un percorso unico e pertinente a partire da obiettivi misurabili:
1. Obiettivi
Prima di dar vita alla community, è necessario definire gli obiettivi. Perché creare questa entità? Quali traguardi dovrà raggiungere? La definizione degli obiettivi a monte, aiuterà a declinare l’intero progetto secondo un piano ben preciso. Ogni azienda può avere determinati obiettivi in base al periodo storico.
2. Contenuto e accessi
Una volta definiti gli obiettivi, si potrà stabilire di cosa dovrà occuparsi la community. Quali sono i contenuti, gli argomenti, le informazioni, i documenti che dovranno e potranno essere condivisi? In base alla definizione del contenuto, si potranno stabilire poi gli accessi. Chi potrà accedere alla community? Tutti i dipendenti o solo una parte? Su quali livelli? Obiettivi, contenuto e accessi vanno di pari passo, perché il primo determina il secondo e quest’ultimo il terzo.
3. Infrastruttura
Per costruire una community interna, è possibile utilizzare piattaforme proprietarie o tool esterni. Le piattaforme possono essere sviluppate in base alle funzioni e alle esigenze della community, i tool esterni possono invece rappresentare una valida alternativa anche se meno customizzabili. L’infrastruttura sulla quale sviluppare la community potrà, quindi, avere la forma di un forum, di un sito, di un social, di un’app e così via.
4. Team e governance
Uno degli aspetti più importanti di una comunità (sia interna che esterna), è rappresentato dal modo in cui viene gestita. È necessario quindi definire, chi dovrà occuparsi del mantenimento di questa entità. Quante persone dovranno partecipare alla gestione? Chi saranno? Che competenze avranno? Quanti livelli di accesso bisogna prevedere? Dopo aver definito i ruoli (e le relative responsabilità), è necessario stilare una netiquette che regoli la vita della community. Netiquette che deve essere ovviamente accessibile a tutti in qualsiasi momento.
5. Analisi
Così come per le community esterne, anche per quelle interne l’analisi è necessaria e utile per capirne l’andamento. Grazie alla fase di analisi, si potrà ad esempio capire se la comunità è sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi prefissati, quante persone stanno partecipando, in che modo, chi sono i più attivi, quali sono i problemi e come intervenire e tanti altri indicatori di questo tipo.
Si tratta quindi di un progetto a lungo termine sul quale investire in termini di tempo e di risorse, ma che apporta un valore aggiunto e prezioso all’interno di un’azienda.