IoT, acronimo di Internet delle Cose (Internet of Things), ovvero la possibilità della rete Internet di collegare tra di loro oggetti, impone di creare prodotti sempre più interattivi per conquistare, coinvolgere e mantenere i consumatori. L’aspetto più rilevante (e ricco di opportunità) è che la rete non riguarda solo i classici apparecchi elettronici (pc, smartphone, tablet) ma anche (e soprattutto) oggetti e prodotti di uso comune quali, ad esempio, elettrodomestici ed automobili.

Il trend tracciato da Gartner, società di analisi di mercato (americana, naturalmente!), sugli sviluppi dell’Internet delle Cose delinea uno scenario competitivo dominato da “oggetti connessi” – esclusi i classici smartphone e pc – che dagli attuali 5 miliardi esploderà in 21 miliardi entro il 2020.

Un trend troppo ghiotto, quello dell’Internet delle Cose, per non essere approfondito e studiato.

La domanda sorge spontanea: come può cogliere il marketing le innumerevoli opportunità offerte dall’IoT, l’Internet delle Cose? Al dubbio affatto amletico hanno cercato di trovare risposta Mindshare (agenzia di comunicazione) e SharpEnd (azienda specializzata in IoT) mettendo a punto alcuni modelli sperimentali di prodotti, connessi attraverso gli elementi del loro packaging con lo smartphone ed un’apposita app. Et voilà, i prodotti sono stati testati da un gruppo di consumatori dei quali si sono registrate le reazioni, con tanto di sondaggio online (ovviamente!).

Da qui si è aperto un vero e proprio universo di applicazioni, soprattutto legate al miglior utilizzo del prodotto: per le creme di trattamento viso e mani, i consumatori ricevevano un’alert per applicare la crema; su prodotti food, si avvisava sull’imminente scadenza del prodotto con tanto di consigli e ricette su come impiegare gli ingredienti in scadenza. Per un detersivo per lavatrice, sempre grazie all’ IoT, sono state inviate notifiche quando la confezione segnalava che il prodotto si stava esaurendo aggiungendolo, addirittura, alla lista della spesa sullo smartphone. Inutile dire che i tutorial, in grande voga sulla rete, hanno ricevuto largo consenso per monitorare, per esempio, le vitamine consumate o il lavaggio dei denti. Addirittura, una lacca per capelli mostrava (una volta avvicinato lo smartphone all’etichetta) un video su come realizzare varie acconciature.

Insomma, non è difficile immaginare che si possano realizzare infinite applicazioni davvero utili, soprattutto nel campo medico e scientifico monitorando, per esempio, tempi e dosaggi di terapie.

IoT, Internet delle cose. Ultima modifica: 2016-03-29T14:16:07+02:00 da Daniela Graziani