L’Italia delle 4A(ovvero alimentari, abbigliamento, arredo, automazione) ha registrato nel 2014 un incremento assai positivo, arrivando a 128 miliardi di Euro. Parliamo di export del made in Italy che vede gli Stati Uniti(con il 10% ) come il terzo mercato, dopo Germania e Francia. Questo in sintesi il dato emerso dal rapporto annuale Gea-Fondazione Edison sull’export.
In particolare il “mangiar bene” tutto italiano ha evidenziato una performance particolarmente brillante. Infatti, su 616 prodotti, l’Italian food è primo con ben 63 prodotti(tra i quali pasta, pomodori, formaggi, liquori, aceto); in seconda posizione con vini, caffè, biscotti, acque minerali cioccolato; in terza con pollame, conserve e succhi di uva.
Le città italiane dell’Italian food più conosciute negli Usa per esportazioni sono: Firenze, Lucca, Grosseto(primato tutto toscano), Milano e Perugia per gli olii e i grassi vegetali e animali; Modena per gli altri prodotti alimentari; Napoli per i prodotti da forno e farinacei; Salerno per la frutta e gli ortaggi lavorati e conservati; Sassari e Parma per i prodotti delle industrie lattiero casearie. Per quanto riguarda il comparto vino, l’export 2014 dell’Italian food verso gli Usa annovera tra le prime dieci città: Trento, Milano, Cuneo, Firenze, Verona, Siena, Venezia, Treviso, Asti e Brescia.
Altro dato rilevante(a dispetto degli scettici che lo considerano un mercato maturo) è che negli Stati Uniti il numero delle ricerche online relative all’Italian food è di tre volte superiore rispetto a quello degli altri paesi del mondo. Non solo, il topic food surclassa argomenti iconici del made in Italy quali l’arte o la musica. Del resto, l’interesse e l’engagement verso la nostra cucina è tenuto vivo sostanzialmente da user e blogger, ai quali fanno riferimento soprattutto i Millenials – i giovani nati dopo gli anni 80 – di cui fanno parte, guarda caso, l’83% dalle mamme americane che ricercano nell’Italian food la risposta alla loro richiesta di un’alimentazione più salutare. Lo credo bene, considerando che in venti Stati più del 30% della popolazione è obesa!
Considerando che, secondo The Lancet, il numero di obesi in Cina nel 2014 ammontava a ben 62 milioni(“Il girovita dei cinesi cresce più velocemente del Pil della loro nazione”, così scherzano medici e addetti ai lavori, anche se c’è poco da scherzare…), pari al 9% di tutti gli obesi del mondo, sarà il regno del drago il prossimo Paese sul quale esportare pesantemente il nostro meraviglioso (e salutare) Italian food?