Emozioni in movimento
Ultimamente leggo o “sento dire in giro” troppo spesso che la diffusione di Internet e del mobile ha rivoluzionato in negativo la vita di tutti i giorni.
A chi non è capitato di sentire dire frasi del tipo “Non è possibile! Sono tutti sempre curvi sul cellulare!“, “La gente sta più su Facebook che con i suoi simili.” o “Era meglio prima quando per parlare si consumavano KM e non KB.“?
In tanti sostengono che l’avvento degli smartphone e di internet ovunque abbia completamente snaturato il comportamento degli esseri umani e che abbia influito in modo pesante a “peggiorarne” l’esistenza.
Fandonie.
Le tecnologie mobile o integrate in altri dispositivi (Internet Of Things) non sono altro che dei mezzi per riuscire a esprimere la natura umana ovvero per soddisfare il bisogno che sta alla base di tutto: vivere di emozioni.
Le persone non hanno bisogno di trovare risposte da Google, trovare informazioni online su vari argomenti, raccontare pezzi di vita su Facebook, confrontarsi su determinati argomenti su Twitter, seguire i propri interessi su Google Plus, condividere le proprie foto su Instagram o guardare video su YouTube… le persone soddisfano soltanto dei bisogni, veri, effettivi e preesistenti a ogni forma di tecnologia, nel modo più semplice, più rapido e immediato. Semplicemente cercano quello che hanno cercato da sempre in altri modi: emozioni.
Le persone vivono di emozioni e le emozioni si provano dal vivo, per scritto, al telefono o in qualsiasi altra forma che come tale resta “forma” e non diventa mai “sostanza”: come i poeti non scrivono poesie per consumare inchiostro e gli scultori non scolpiscono pietre per fare polvere, chi usa le tecnologie per “emozionarsi” non lo fa per consumare banda e batteria!
Qualcuno (nostalgico, forse, del luddismo) paragona questa straordinaria opportunità di facilitare le emozioni alla “droga”; con questo criterio “si drogano” anche: quelli che fanno le gare sportive, quelli che fumano, quelli che giocano, quelli che prendono l’aperitivo con gli amici, quelli che comprano scarpe, quelli che credono a religioni e a movimenti politici, quelli che bevono bevande in lattina, quelli che visitano musei, quelli che ascoltano musica, quelli che leggono poesie, quelli che si baciano, quelli che urlano la loro gioia in uno stadio… tutti quelli che provano e vogliono provare emozioni.
Non avrà certo valore statistico assoluto però analizzando l’andamento delle ricerche mondiali per il termine “smartphone” (che identifica di fatto Internet in movimento) e il termine “emotions” (versione in lingua anglosassone di “emozioni”) si scopre che le ricerche di “emozioni” su Google hanno avuto un calo significativo in seguito all’aumento di ricerche inerenti il mobile: la gente ha smesso di cercare emozioni su Internet perché Internet, ormai e per fortuna, quelle emozioni riesce a portargliele sullo smartphone.
Alla luce di quanto appena espresso è importante sottolineare come sia sbagliato, inutile e anacronistico “sparare” sulle tecnologie e sul loro effetto “snaturante” (in realtà hanno un effetto che aiuta a essere più “naturali”) anche se è innegabile che dovrebbero essere utilizzate in modo da non vivere solo di passato (leggendo qualche diario su Facebook) e di futuro (fissando un prossimo appuntamento su Whatsapp) ma anche riuscendo a gustarsi l’unica cosa vera e, per definizione, più emozionante: il presente.