Con l’avvento delle tecnologie digitali si è riusciti a raggiungere obiettivi che fino a pochi decenni fa apparivano impossibili.
La storia dell’umanità è sempre stata segnata, nel bene e nel male, dal progresso tecnologico, che ci ha permesso di esprimere a pieno quello che ci differenzia dagli altri animali: la creatività e la ragione.
Con gli anni il processo evolutivo tecnologico è diventato sempre più veloce e incessante ed il merito è in gran parte dovuto ad Internet ed alla connettività dei dispositivi a quella che, a tutti gli effetti, è una rete fatta di intelligenza condivisa.
La teconologia oggi giorno svolge un ruolo fondamentale nel campo della disabilità. Quando si pensa alle persone disabili si tende a concentrarsi solo sulle varie patologie o sulle condizioni fisiche e psichiche, senza però pensare a quello di cui hanno bisogno (escludendo le cure mediche e il sostegno di personale adeguatamente preparato) a livello tecnologico per rendere meno complessi gesti e azioni che per tutti gli altri sono normalissimi, come mangiare, bere, leggere un libro, parlare con una persona.
Nell’immaginario collettivo un esempio di persona disabile capace di andare di gran lunga oltre i limiti che la sua condizione impongono, è Stephen Hawking, fisico britannico, uno degli scienziati più famosi al mondo, complici anche i Simpson, The Big Bang Theory, e il film biografico attualmente nelle sale: “La teoria del tutto”.
Hawking soffre di una malattia neuro-degenerativa, simile per certi versi alla Sclerosi laterale amiotrofica, che l’ha reso completamente paralizzato; la sua disabilità, però, non gli ha impedito di diventare un’icona della scienza mondiale, insegnando in prestigiose università e cambiando, con le sue scoperte, il modo in cui concepiamo l’universo.
A rendere tutto questo possibile, oltre alla sua mente geniale, è stato l’utilizzo di un sintetizzatore vocale dotato di un sensore a infrarossi collegato agli occhiali, che lo scienziato riesce a controllare tramite un muscolo della guancia. Attraverso questo sensore, Hawking digita sulla tastiera il testo e una voce digitalizzata lo pronuncia per lui.
Essere disabili non deve per forza significare l’esclusione totale da ogni genere di attività sociale, lavorativa o sportiva, anzi, dovrebbero essere incentivate, ove possibile, sfruttando al massimo quello che la tecnologia digitale ci mette a disposizione.
Funzioni all’apparenza banali come la dettatura vocale, i parametri W3C per l’accessibilità dei siti web, gli SMS, la videochiamata, il lettore di codici a barre per l’identificazione del prodotto nei supermercati, la possibilità di leggere e scrivere in Braille con i dispositivi mobile, l’utilizzo dei Qr per il riconoscimento degli oggetti, l’assistente vocale tipo Siri, fino alle app per smartphone e tablet di ultima generazione, è tutto finalizzato a migliorare la vita delle persone con handicap fisici, motori o psichici.
L’11 giugno 2012 Steve Jobs presentò al mondo intero le novità della Apple al WWDC 2012; e durante l’evento fu proiettato un video nel quale fece la sua apparizione un giovane sviluppatore italiano,Giovanni Luca Ciaffoni.
In questo video si parlava di una sua app, sviluppata presso l’Istituto dei Ciechi di Bologna, chiamata Ariadne GPS: un navigatore per non vedenti e ipovedenti che consente di esplorare il luogo visitato; grazie al voice over, infatti, si accede a una mappa parlante, che pronuncia i nomi delle strade semplicemente toccando lo schermo dello smartphone.
Per mostrare un’app realizzata da uno sconosciuto sviluppatore italiano ci sarà stato sicuramente un motivo. Evidentemente, anche il visionario fondatore dalla Apple aveva capito che con un’applicazione gratuita, o acquistabile con pochi euro, si può offrire a un disabile uno strumento che, diversamente, costerebbe migliaia di euro.
Il settore della robotica ha fatto passi da gigante negli ultimi 40 anni, ritagliandosi un ruolo fondamentale nella progettazione e realizzazione di device destinati a disabili, in particolare a tetraplegici e persone affette da handicap motori agli arti superiori o inferiori.
Anche un colosso come Google sta cercando di dare il suo contributo, grazie ai Google Glass, che possono diventare uno strumento molto utile per, ad esempio, i non udenti, oppure la Self driving Car, per chi ha disabilità motorie.
Altro esempio degno di nota è HAL (Hybrid assistive limb) un esoscheletro motorizzato sviluppato dall’università giapponese di Tsukuba che consente a chi è affetto da disabilità motorie di camminare e muovere gli arti. Per ora è ancora un prototipo, che è possibile noleggiare dall’azienda produttrice giapponese, ma l’obiettivo è che quello di avere uno sviluppo e una diffusione capillare in tutto il mondo.
Negli ultimi anni si stanno facendo strada nell’ambiente medico anche le stampanti 3-D, utilizzate per progettare e realizzare tessuti, ossa, vasi sanguigni, addirittura organi artificiali, e protesi per mani, braccia, gambe e piedi. Il futuro della medicina passa anche attraverso queste nuove tecnologie, che potrebbero davvero cambiare il modo in cui vengono eseguiti certi interventi chirurgici.
Speranza è che in futuro si possa lavorare sempre di più alla realizzazione di prodotti e strumenti in grado di rendere più agevole la vita di chi vive un disagio reale, insormontabile se non fosse per le tecnologie digitali.