Chi non conosce Moleskine, il classico block notes diventato famoso grazie a scrittori, pittori ed intellettuali?
Dopo l’oblio seguito alla chiusura dell’ultima tipografia che la produceva in Francia dalla fine dell’Ottocento, l’agendina dall’inconfondibile copertina rigida è stata rilanciata da una società milanese, successivamente affiancata da un fondo di private equity che ha spinto sul marketing fino a quotarla in Borsa 9 mesi fa con risultati assai lusinghieri.
Per l’ad del gruppo, Arrigo Berni, la quotazione era “solo il punto di partenza di un percorso che permetterà all’azienda di crescere ancora a tassi importanti, puntando anche sul mercato cinese. Noi oggi affermiamo il successo di un’impresa, che i giornali hanno spesso definito non rappresentativa del made in Italy poichè non produce nulla in Italia.
Io penso però che un’azienda come la nostra, il cui cervello è qui ed è gestita, nata e guidata in Italia da italiani, sia un esempio di made in Italy di successo”.
A corroborare tale dichiarazione, ieri è stato inaugurato a Milano il primo negozio italiano in un centro storico. Il negozio di Milano(dopo quello di Berlino, Parigi, Londra e Sigapore, tutti rigorosamente nel centro della città) fa salire a 39 il numero totale di negozi monomarca nel mondo.
Per il momento. Infatti entro l’anno i negozi diventeranno 42 tra Europa, Medio Oriente, e Africa. Sarà perché nei primi nove mesi i ricavi netti del canale retail hanno raggiunto i 4,8 milioni di euro rispetto ai 2,5 milioni nello stesso periodo dell’esercizio precedente?
Ma il posizionamento di Moleskine di griffe della scrittura si evolve e diventa anche digitale: la società ha comunicato che intende perseguire quella che in gergo viene definita “strategia della disintermediazione”, puntando sul retail diretto e sulle novità di prodotto anche in campo digitale per affrontare le sfide “analogiche” del mercato, attraverso un maggior controllo diretto delle sue vetrine.
“Lo sviluppo retail procede secondo i piani e conferma che questo canale rappresenta un’opportunità di crescita aggiuntiva rispetto ai canali distributivi storici”, sostiene Berni. “In questo modo siamo più vicini al nostro cliente finale e i nostri prodotti sono sempre più un risultato di questa intima relazione”.
Ciò implica necessariamente un accurato lavoro sui prodotti, tenendo presente che “il consumatore Moleskine normalmente è heavy digital e usa il taccuino tradizionale insieme ai personal device”, che ha portato Moleskine a sviluppare una serie di accordi per mantenersi allineata alla crescita del digitale. Come dire: un’anima classica che convive perfettamente con le istanze(digitali) del suo tempo.
Così, dopo aver firmato con Cg Mobile il primo accordo di licensing per una linea di accessori per smartphone e tablet, sono stati messi a punto due prodotti “ibridi”: i taccuini lanciati con Evernote e quelli che diventano a misura di iPad grazie a FiftyThree.
A breve dovrebbe essere lanciato un prodotto scaturito dalla partnership con Adobe. In pratica si disegna su Moleskine, poi tramite un’applicazione dedicata si può fotografare il disegno e continuare a lavorarlo sul proprio computer. Un’idea che “fitta” le esigenze soprattutto di designer e progettisti.
“Moleskine non passa di moda”, dice l’a.d. Arrigo Berni. “Basti pensare che anche Silicon Valley è tra i nostri maggiori clienti, in quanto il valore di marca rappresenta un qualcosa di concreto e intimo rispetto allo straripamento di testi e parole del mondo digitale, che comunque non eludiamo”.
Altre novità Moleskine nell’area paper: Voyageur, taccuino dedicato al viaggio con caratteristiche volte ad integrare la sfera analogica e digitale; edizioni limitate dedicate a Lego e Lo Hobbit.
E vogliamo dimenticare il segmento Wtr (writing, travelling and reading)? Certo che no: ecco nuove versioni delle borse My Cloud, oltre all’ampliamento della gamma di accessori per il viaggio. Grazie alle nuove vetrine e anche all’e-commerce.