Gli uomini pensano sempre a quello…
Secondo uno studio di psicologia sociale condotto su oltre 300 laureandi di età compresa tra i 18 e i 30 anni dai ricercatori della Norwegian University of Science and Technology, il cervello umano, quando si parla di interazione tra sessi non riesce a instaurare un rapporto completamente avulso, appunto, dal sesso stesso.
In particolare l’esperimento conferma altri studi statunitensi che, sostanzialmente, sentenziano che gli uomini e le donne tendono a fraintendere gli atteggiamenti: gli uomini tendono a scambiare l’amicizia per interesse sessuale mentre le donne tendono a confondere l’interesse sessuale per amicizia.
Ciò si spiega principalmente con l’evoluzione per la quale lo scopo maschile è, prevalentemente, quello di perpetuare la specie e quindi l’attività sessuale con più partner rappresenta una situazione potenzialmente più fruttuosa mentre, per una femmina, è più importante selezionare un partner che offra maggiori garanzie in termini di qualità genetiche e di allevamento della prole.
Un sorriso di una ragazza può essere considerato da un uomo come un gesto d’interesse sessuale, mentre un complimento di un ragazzo viene scambiato per “gentilezza” quando invece nasconde intenti di altro tipo; è per questo che si instaura un problema di comunicazione tra sessi: ognuno pensa al suo “business” e non si immedesima mai nell’altro.
Lo studio completo è disponibile qui.
Le aziende non sanno a cosa pensare…
Non c’è però bisogno di scomodare la psicologia, l’evoluzione e i sessi per capire che molto spesso questa difficoltà di comunicazione si registra anche nei rapporti tra azienda e cliente, soprattutto sul web: entrambi pensano al loro “business” e non riescono a trovare la giusta fase comune.
In questo contesto, rispetto all’esempio uomo/donna di cui sopra, il vero lavoro di comunicazione è a totale carico dell’azienda che attraverso il proprio sito deve riuscire a entrare in sintonia con il cliente in modo da parlare la sua lingua, rispondere alle sue domande, assolvere ai suoi bisogni e, soprattutto, fargli vivere un’esperienza di contatto (User Experience) soddisfacente e produttiva per entrambi.
Si tratta di passare da “questo è il mio prodotto” a “questi sono i tuoi problemi e il mio prodotto può aiutarti“, da “abbiamo la soluzione per te” a “fammi capire quali sono i tuoi bisogni“, e soprattutto di spostare l’attenzione dalla comunicazione alla percezione dell’utente.
Continuando il paragone fatto con il rapporto uomo/donna, l’azienda può ricoprire sia l’uno che l’altro ruolo ovvero nascondere interessi di altro tipo dietro a operazioni di comunicazione positive (come ad esempio un “falso sconto”) oppure sottovalutare un bisogno manifesto di un utente (ad esempio una provenienza pertinente da un annuncio di AdWords) non prevedendo una pagina web specifica per quel bisogno (per maggiori approfondimenti sull’argomento si rimanda a un articolo sul Marketing Emozionale di questo blog).
“Se son rose fioriranno” è l’unico risultato possibile: “amici come prima” non può più essere un’opzione.