Ormai è noto lo scandalo che ha coinvolto la Volkswagen, ma forse non tutti sanno che il problema non riguarda solo la casa di Wolfsburg.
Stando a quanto emerge dal rapporto “Mind the gap 2015” pubblicato da Transport & Environment, la problematica è generalizzata e non sono solo le auto della casa Volkswagen ad avere emissioni di inquinanti diverse da quelle dichiarate. Infatti i dati pubblicati mostrano che la differenza tra le emissioni misurate in laboratorio e quelle registrate su strada ha raggiunto ben il 40% nel 2014, con una percentuale in crescita rispetto all’8% del 2001, che si prospetta ancora in aumento. Inoltre, nello stesso documento di Transport & Environment (organizzazione finanziata dalla Commissione europea per la promozione di politiche di trasporto sostenibili) si legge che, in mancanza di interventi idonei, tale differenza si avvicinerà al 50% entro il 2020.
Da qui scaturiscono le critiche durissime nei confronti delle case automobilistiche in genere, non solo verso Volkswagen, per le quali l’asserito sforzo immane operato dalle industrie del settore è addirittura un’invenzione.
Affermazioni così gravi non potevano non essere suffragate da circostanziati dati contenuti nel rapporto “From laboratory to road 2015”, che ha analizzato le oltre 600 mila rilevazioni effettuate da 14 diverse organizzazioni a livello europeo.
Uno degli autori dello studio è proprio Peter Mock che per primo si è accorto della discrepanza tra le emissioni delle Volkswagen e quelle dichiarate dalla casa, ingenerando lo scandalo che ha portato alle dimissioni dell’a.d. Martin Winterkorn e ad un impatto sul mercato automobilistico ancora tutto da definire (sulle azioni Volkswagen si è già visto).
Ma, come dicevamo, il problema non riguarda solo Volkswagen. “Le Mercedes presentano la differenza media tra i test e le performance nel mondo reale più alta”e “nessuno dei miglioramenti nelle emissioni misurati in laboratorio sulle auto Opel/Vauxhall dal 2008 ad oggi ha portato ad un miglioramento su strada” si legge nel rapporto. Invece “solo un quinto degli apparenti miglioramenti dal lancio della Golf 7, l’auto più venduta in Europa, è stato effettivamente raggiunto”. Del resto già nel 2008 tra le emissioni dichiarate e quelle registrate c’era una discrepanza che col tempo è aumentata.
Ma come è possibile che ci siano differenze così ampie? In laboratorio si creano condizioni ottimali, che non necessariamente si ritrovano on the road; quindi, le diverse condizioni nei quali vengono condotti i test non necessariamente rispecchiano la realtà.
Il rapporto “Mind the gap 2015” indica quali sono le variabili sulle quali si può intervenire per rendere i test più aderenti alle condizioni reali.
Un primo passo può essere l’introduzione della World-Harmonized Light-Duty Vehicles Test Procedure(Wltp), una procedura che simula in laboratorio le condizioni che le vetture affrontano realmente su strada, a cui si sta lavorando da anni e che dovrebbe essere codificato entro l’autunno di quest’anno, per essere poi implementato a partire dal 2017.
Ma, stando ai calcoli contenuti in”Mind the gap 2015″ ciò non è sufficiente. La Wltp consentirà di ridurre al 23% il gap, appunto, tra test e risultati su strada nel 2020, rispetto ad una stima che si avvicina al 50%. Per migliorare i risultati sono allo studio due proposte. Una è quella di istituire un’autorità europea che controlli che i test siano svolti da laboratori indipendenti, soprattutto impedendo che siano le industrie automobilistiche a sceglierli. L’altra è quella di misurare le emissioni di CO2 su strada allo stesso modo con cui si misura l’inquinamento dell’aria: così i risultati dei test dovrebbero essere più fedeli nel rispecchiare le condizioni reali.
On the road again…