Il Made in Italy vale sempre di più.
Sembra strano ma è davvero così. Abbiamo più volte detto che il made in Italy ha una sua connotazione irripetibile e non clonabile, soprattutto per i prodotti artigianali.
Ma stavolta si tratta di quantificare
Lo conferma National Brands 2016, il recente studio condotto da Brand Finance(società di consulenza che analizza le performance dei marchi)insieme al periodico del Financial Times, Fdi Intelligence, che studia i brand nazione e ne quantifica il valore.
Una sorta di hit parade dei marchi-paese, sia dei migliori che dei peggiori, di tutto il mondo.
Ovviamente al primo posto svettano gli Stati Uniti, che con i loro 20.574 miliardi di dollari confermano il ruolo dominante di questo Paese-simbolo del melting pot.
Perché? Per il Pil e per la diffusissima percezione della facilità di fare business: da sempre gli Stati Uniti sono il sogno di chi ha un sogno(o progetto che dir si voglia), soprattutto imprenditoriale.
Basti pensare a tutte le start up partite da qui ed a quelle che ogni giorno spiccano il volo dagli USA.
Al secondo posto(a mio avviso, sorprendentemente) con un notevole stacco(7.087 miliardi di dollari) appare la Cina che segna un incremento del 12% rispetto al 2015, grazie all’impegno nel creare marchi e nel potenziare l’organizzazione imprenditoriale.
Al terzo posto, primo paese europeo, si conferma la Germania ma con un -7% rispetto all’anno precedente per gli scandali che hanno segnato questo annus horribilis.
Ed ecco l‘Italia che mantiene il suo nono posto detenuto già nel 2015 ma evidenziando un incremento del 5%, passando dai 1.445 miliardi di dollari ai 1.521 del 2016.
I motivi sono principalmente riconducibili al miglioramento dell’immagine del made in Italy nel mondo degli affari, soprattutto in coloro che definiscono gli investimenti diretti esteri, che ha fatto sì che l’italico “made in” sia stato definito brand molto forte.
Ma è anche grazie alla migliorata immagine dell’organizzazione sociale ed alla facilità di fare investimenti se l’immagine dell’Italia è in netto miglioramento. Eccezion fatta per l’organizzazione del sistema giudiziario che viene percepita ancora poco efficiente.
A parte i problemi oggettivi che contribuiscono a diminuire il valore percepito del brand italiano, spesso è soprattutto l’opinione degli stessi italiani, che vengono incaricati dalle multinazionali di scegliere se investire o meno in Italia, ad indebolire il vissuto del nostro marchio-paese.
Anche il marchio made in Italy, ovvero la quota di valore attribuito ad un prodotto per il solo fatto di essere italiano, vede l’Italia al decimo posto della relativa classifica con 205 miliardi di dollari con un incremento del 21%.